Fibromialgia, coraggio ce la faremo!
Dico con forza il mio “BASTA!”
Basta ad articoli e interventi che dichiarano “per la Fibromialgia non esiste cura”.
E’ un messaggio profondamente sbagliato, che getta nello sconforto letteralmente centinaia di migliaia di persone.
Quando si parla di Fibromialgia ci troviamo di fronte ad uno degli argomenti della Medicina più drammaticamente fraintesi.
Un penoso dibattito diviso tra colleghi che sostengono che la Fibromialgia non esista, smarriti dal numero di sintomi ad essa attribuiti e dal numero di possibili malattie ad essa associabili, e altri che la annoverano tra le malattie “incurabili”, attribuendogli l’aggettivo “cronico” come fosse una maledizione di condanna alla dannazione eterna.
In mezzo troviamo un pullulare di opinioni, le più disparate, con in comune il considerare chi soffre di Fibromialgia un paziente con problemi psichici, di ansia e depressione, perché i sintomi riferiti dai fibromialgici sono talmente tanti e vaghi e, soprattutto, spesso non sono accompagnati da alterazioni risultanti da esami del “sangue” o radiografici, i soli strumenti ormai che molti colleghi usano per definire uno stato sintomatico.
Il risultato devastante di tutto ciò sono milioni di persone che soffrono, con varie modalità espressive e livelli di gravità, non riconosciute come realmente sofferenti e quindi lasciate praticamente a se stesse.
Parlo di sofferenze e non semplicemente di dolori, perché nella sindrome fibromialgica, non sono solo singoli sintomi e dolori fisici a disturbare, ma anche un diffuso malessere causato dal non perfetto funzionamento di tanti organi e strutture al quale si va ad aggiungere il dolore psicologico della solitudine, e del sentirsi incompreso e giudicato ingiustamente come un “inventa-malattie”.
Queste persone hanno il diritto di essere riaperte alla speranza, sentendo parole di fiducia in un futuro migliore e parole di solidarietà, mentre sono di fatto abbandonate al proprio destino, in compagnia di farmaci antidepressivi e di qualche sintomatico.
Tutto questo è umanamente, scientificamente e professionalmente inaccettabile.
Ho dedicato la mia vita allo studio, alla cura e all’aiuto di coloro che sono in questa condizione.
La “questione Fibromialgia” non è un mistero insondabile.
Da questa si può e si deve “guarire”, intendendo per guarigione non solo assenza di sintomi, ma soprattutto il ritorno a quella profonda e ben radicata sensazione di vivere in pienezza la propria vita.
Non è una ipotesi, né una mia “opinione”. E’ un’affermazione basata sulle più aggiornate conoscenze scientifiche, soprattutto di Fisiologia del Sistema Nervoso, di Algologia, di Biochimica, e della Matrice dell’ambiente ExtraCellulare (MEC).
E su quasi quaranta anni di esperienza clinica.
Pertanto rivolgo un appello vigoroso:
• a coloro che soffrono della sindrome fibromialgica, di reagire e non farsi schiacciare dalla rassegnazione. La vostra condizione attuale non è opera del destino o il risultato di un decreto divino con valenza punitiva. Le malattie nascono e prosperano all’interno di quella storia
biologica specifica dell’individuo, come risultante di uno stile di vita generatore di disfunzioni più che di salute. La malattia è un momento di difficoltà della nostra biologia a mantenere la prevalenza dell’autoregolazione sui meccanismi di disordine. Le vie per aiutare l’organismo ad affrontare in modo virtuoso questo momento di difficoltà esistono, in un percorso che riporti verso il senso pieno dell’appartenenza alla parte migliore della propria vita. Di questo siatene certi.
• ai miei colleghi, di tornare ad indirizzare la propria capacità scientifica a ricreare le condizioni perché le malattie non avvengano, prima ancora di doverle curare. In parole povere di indagare e istruire sulle migliori condizioni per essere in salute. Da troppo tempo la Medicina è impegnata a trovare soluzioni dalla malattia in là. Dalla malattia in qua, cioè di ciò che la persona fa prima di ammalarsi, praticamente ci si disinteressa, relegando la prevenzione a pochi generici consigli: alimentarsi in modo sano, fare un po’ di movimento, controllare periodicamente la propria situazione. Il medico non deve solo “sopprimere” dei sintomi, non deve “assicurare alla giustizia l’artefice di un delitto”, ma indagare sui meccanismi alterati che hanno fatto da innesco della malattia.
- ai mezzi di informazione, di prestare la massima cura nel trattare questo argomento, perché il rischio è che per ottenere qualche click di visibilità, si devastino le esperienze umane di tantissime persone.
Chi soffre di Fibromialgia soffre molto di più di quanto riesca a raccontare a se stesso/a ed agli altri. Mi spiego meglio: le cose esistono e sono comunicabili quando c’è un nome condiviso che le definisca.
I fibromialgici hanno talmente tanti segnali disturbanti da parte del loro corpo, da non avere per tutti questi segnali una parola che li descriva. E se uno non riesce a descrivere a se stesso quanto si sente male, ancor più non riuscirà a comunicarlo agli altri.
Una metafora che molti miei pazienti usano è “Mi sento dentro un corpo che è come se fosse uno scafandro… vedo il mondo come attraverso un piccolo vetro… mi sento dentro qualcosa da cui non so come uscire”.
Davanti a chi soffre di fibromialgia si sta in un solo modo: in amorevole ascolto e con la voglia di entrare in quel mondo di solitudine per dire “Coraggio, ora siamo in due e ce la faremo!”